Festa di San Giorgio

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Festa di San Giorgio

Tipo: Celebrazione religiosa e animazione tradizionale
Periodo: 23 aprile
Cenni biografici: Non ci sono notizie certe sulla vita e sull’esistenza stessa di San Giorgio. Le maggiori informazioni ci provengono dalla Passio Georgii, che già nel 496 era considerata apocrifa.
Secondo questa fonte agiografica, Giorgio era originario della Cappadocia, nato verso il 280 ed educato dai genitori alla religione cristiana. Trasferitosi in Palestina, fece parte della guardia del corpo di Diocleziano, diventando ufficiale delle milizie.
Ma Giorgio, successivamente, si confessa cristiano; all’invito dell’imperatore di sacrificare agli dei, oppone un rifiuto deciso e subisce il martirio a Lydda, in Palestina.
Tutto il resto è leggenda, che ha avuto straordinaria fortuna, non soltanto nella letteratura, ma anche nell’arte.
Ma la leggenda cristiana sembra adombrare la lotta dell’uomo contro un flagello naturale, come la peste o la malaria: del resto, San Giorgio è citato anche tra “ i Santi dei malati”.
La leggenda narra infatti di un lago dal quale usciva un pestifero dragone che, avvicinandosi alle mura di una città chiamata Selem, in Libia, recava la morte a causa dell’aria corrotta.
Per tenerlo lontano, gli abitanti traevano a sorte sei giovani vittime, che davano in pasto all’avvelenatore, finché non fu la volta della figlia del Re – la principessa Silene – che invano il padre tentò di sottrarre al sacrificio.
A questo punto interviene l’eroe mitologico, diventato San Giorgio nella leggenda cristiana, che esorta la principessa a non temere, ingaggia con il drago un furioso combattimento, salvando la fanciulla da morte certa ed il popolo della città dalla costante minaccia.
Soltanto a questo punto la leggenda cristiana prende il sopravvento sul racconto mitologico, perché San Giorgio non uccide il dragone per amore della principessa, non libera il popolo e diventa re, sposando la fanciulla salvata dalla morte. Chiede al popolo di credere in Cristo e di abbracciare il battesimo cristiano. La sua forza è dunque al servizio di Dio.
Ma non terminano le avventure del cavaliere San Giorgio, che, in tempo di persecuzione, sostiene i cristiani condannati al martirio, molti dei quali vacillano.
Viene così condannato anch’egli,torturato a lungo e decapitato.
Il culto di San Giorgio – che nel Medioevo divenne il simbolo della lotta del Bene contro il Male e per questo il mondo della cavalleria vi vide incarnati i suoi ideali – ha una vastissima popolarità: si estende in Palestina, in Siria, in Egitto, in Germania, in Italia ed in Inghilterra, dove il santo guerriero venne proclamato patrono del paese ed il giorno della sua festa fu conservato persino nei calendari protestanti.
Per questa sua straordinaria popolarità e per il suo significato spirituale, il nome di San Giorgio è rimasto anche nel nuovo Calendario della Chiesa, benché nulla di certo lo storico possa dire sulla figura di questo santo leggendario.
Il culto di San Giorgio in Italia: In Italia il culto di San Giorgio fu assai diffuso; le città di cui è patrono sono più di cento.
A Genova, città di cui è patrono San Giovanni Battista, San Giorgio è uno dei suoi simboli storici.
Anticamente nella “Superba” la venerazione di San Giorgio era riconosciuta a livello istituzionale, tanto da identificare l’immagine di San Giorgio e la bandiera rossocrociata con la Repubblica genovese. Il simbolo di San Giorgio ricorre ancor oggi nello stemma comunale del capoluogo ligure e la diffusione della sua devozione risale al tempo delle Crociate cristiane in Terrasanta: nel 1098, ad Antiochia, i cavalieri crociati ed i condottieri inglesi, in una furiosa battaglia, vennero soccorsi dai Genovesi, che ribaltarono l’esito dello scontro e favorirono la presa della città, ritenuta inespugnabile.
Secondo la leggenda, il martire si sarebbe mostrato ai combattenti cristiani in una miracolosa apparizione, accompagnato da splendide e sfolgoranti creature celesti con numerose bandiere in cui campeggiavano croci rosse in campo bianco. Genova intitolò a lui un ordine cavalleresco militare, con catena d’oro e croce smaltata in rosso, concedendo ai capitani più distinti il privilegio di fregiare il portale delle proprie case con l’immagine del Santo, che ricorreva anche sulle monete.
Il “beò San Giorgio” non veniva dimenticato neppure dai genovesi costretti a vivere fuori dalla patria, che, ad esempio, dedicarono a loro spese una chiesa a Napoli (1525) e una nella città di Palermo, mentre andavano diffondendo l’effigie del Protettore nei domini d’oltremare, come il bassorilievo in pietra, con la data del 1467 e lo stemma dei Lercari, tolto dalle mura di Cembalo e riportato in Italia dal generale Lamarmora, dopo la spedizione di Crimea.
Tale culto cominciò ad affievolirsi solo dopo il Concilio di Trento, che condannò l’epopea popolare attribuita al Santo: allora il “Viva Maria!” venne a sostituire l’antico grido di guerra: “Viva San Giorgio!”
La Chiesa di San Giorgio: In Piazza San Giorgio sorge la chiesa dedicata a San Giorgio, eretta in epoca bizantina e di cui si hanno notizie certe a partire dall’anno 964, quando venne citata dal Vescovo Teodolfo come Basilica e a tale titolo si aggiunge in seguito quello di “Santuario della Patria”, dove si trovava custodito il vessillo della Repubblica, che con grande solennità era consegnato al capitano generale dell’armata navale, quand’essa era spedita a combattere i nemici; inalberato sulla galea ammiraglia, ritornati i legni in Patria, era riportato con un’altra cerimonia nelle Chiesa. Nell’anno 1379, dopo le vittorie sui veneti, il governo votava la presentazione al tempio di San Giorgio di un pallio d’oro ogni anno, il giorno dell’Epifania; e, finché durò la Repubblica di Genova, nel giorno dedicato nel calendario a san Giorgio il Doge ed il Senato intervenivano alle solenni funzioni che si celebravano in onore del Protettore della Repubblica stessa. Dopo ogni impresa vittoriosa, una cospicua parte di bottino andava naturalmente alla Chiesa; e più notevoli di tutti i doni furono le due porte di bronzo, finemente rabescate, offerte dopo la presa d’Almeria (1147), di cui però si persero le tracce nel 1500. Di particolari diritti godeva il tempio: il suo parroco aveva il privilegio di cantare in San Lorenzo una profezia, il Sabato Santo, e prendeva parte con pochi altri all’elezione degli Arcivescovi di Genova.
La Chiesa fu ricostruita nel ‘500 e ancora all’inizio del secolo XVII, quando fu ingrandita per cura dei Teatini, subentrati al clero secolare nel 1629, dopo una breve parentesi dei Barnabiti.
Nel suo interno, ellittico, era stato posto- nel coro- il “Martirio di San Giorgio”di Luca Cambiaso.
Maria Elisabetta Zorzi

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