CONOSCERE IL PATRIMONIO E VALORIZZARE IL TERRITORIO

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CONOSCERE IL PATRIMONIO E VALORIZZARE IL TERRITORIO

L’azione delle istituzioni in tema di politica culturale non può prescindere, e particolarmente in una regione come la Liguria, ricca di opportunità esistenti e di potenzialità da sviluppare, da un concetto di base fondamentale: la politica culturale sul territorio volta alla divulgazione ed allo sviluppo di attività ed iniziative nei vari settori (musica, teatro, arti visive, musei, monumenti ecc.) deve avere un legame forte e sinergico con l’attività e lo sviluppo, sul territorio, della “industria turismo”. Tale correlazione -inscindibile- porta a quell’idea, molto “enunciata” ma sovente poco progettualizzata e/o poco sviluppata e scarsamente realizzata, che è definita “turismo culturale”.

E’ evidente l’importanza della conoscenza e della divulgazione del nostro patrimonio artistico, architettonico, culturale in generale, ambientale, ecc. La parte più difficile è proprio quella di realizzare un connubio diretto tra le risorse della nostra terra – cioè quel patrimonio – ed il flusso dei visitatori che non sono soltanto “foresti” ovvero provenienti dall’estero.

Solo attraverso un grande e non effimero lavoro di sensibilizzazione e di conoscenza -che deve partire dalle scuole primarie, attraverso la didattica, per arrivare a toccare in varie forme tutti i cittadini, si può raggiungere quel livello di “coscienza culturale” che oggi non sempre trova riscontro negli abitanti della nostra regione.

Primo passo è quello di disporre  (e tenere poi regolarmente aggiornato) del censimento di tutte le ricchezze (storiche artistiche culturali ambientali ecc.) della nostra terra. Vi sono ormai moltissime pubblicazioni dedicate a specifici settori ma sarebbe utile disporre – e promuovere – il “quadro” completo, aggiornato, e suddiviso per tipologie.

Questo è, per esempio, un lavoro che dovrebbe trovare la sponsorizzazione di banche e istituti di credito e realtà produttive che operano sul territorio. E’ pertanto auspicabile la costituzione- a cura della Regione Liguria- di una commissione di lavoro che elabori e presenti un progetto di analisi e prospettive ecc. di tutti i temi fin qui sintetizzati

In quest’ottica, tra i prioritari è il tema riguardante i centri e borghi storici della Liguria ed in particolare il centro storico genovese.

E’ impegno non facile saper valorizzare appieno le risorse del centro storico: sono stati fatti, nel corso dei decenni, interventi di recupero anche utilizzando fondi europei e vari, ma ciò nonostante la fruibilità turistico-culturale del patrimonio esistente è ancora limitata. Il centro storico tende a impoverirsi progressivamente – e l’arrivo e il perdurare del “tempo sospeso” prodotto dalla pandemia non ha certo aiutato il percorso di recupero della vita e l’economia che potrebbe concorrere ad un suo rilancio e al suo recupero d’immagine a livello internazionale è praticamente in ginocchio. Comunque ormai  da anni il tessuto produttivo era ed è in disfacimento: sono sparite piccole attività artigianali, gli antichi mestieri, i negozi soffrono di una mancanza di produttività e tradizionale “appeal” anche a seguito alla proliferazione di grossi centri commerciali(che, nei quartieri non del centro,  sono presto diventati, per molte persone, anche meta  per trascorrervi il tempo libero, seppure essi non concorrano granchè alla riqualificazione di quelle aree urbane “periferiche”, e nemmeno allo sviluppo culturale della città) che allontanano i cittadini dalla frequentazione dei negozi abituali e/o di vicinato.

Sicchè se di giorno certe zone sono ancora vive e attive, di notte la città – tutta, ma in particolare il centro storico e tante zone per così dire “periferiche” sono   spente.

Ridare vigore alle attività produttive significa tentare – e realizzare -un’opera di non effimero risanamento. Ovvio che, per dare linfa vitale a questa opera, occorre far sì che le persone ritornino a “vivere il -e nel centro storico”! Evitando, al contempo, di scegliere la soluzione di una frequentazione turistica alla “mordi e fuggi “(è infatti una soluzione che non è adatta allo sviluppo concreto dell’indotto turistico, come del resto è stato evidenziato anche di recente dalle valutazioni fatte da altre famose città italiane, vedi per esempio Venezia).

Pertanto, una proposta praticabile potrebbe essere quella di ideare e realizzare e promuovere adeguati “percorsi virtuosi’”, con una segnaletica innovativa/attrattiva che faciliti la fruizione delle bellezze contenute nel centro storico e in quelli di altre località liguri: operazioni simili sono state effettuate in Spagna, Portogallo, Francia, con una segnaletica molto semplice ed efficace che indirizza il turista (anche il residente) verso le dimore storiche più importanti.

Occorre, insomma, poter riuscire a fare in modo che i visitatori entrino spontaneamente nel centro storico e lo possano girare senza dover chiedere ad ogni angolo (e sovente senza poter ricevere indicazioni precise) sul percorso da seguire.

Bisogna “abbattere” quel “muro” (non più visibile ma di fatto ancora esistente) che si frappone tra la rinnovata e frequentata area del “Porto antico” e quella sempre- molto meno vissuta – del centro storico medievale; il potenziamento e la creazione di percorsi prestabiliti e individuabili facilmente con simbolici richiami alle varie realtà e attrattive, e il potenziamento dei chioschi di informazione turistica nel Porto Antico e agli “imbocchi” del centro storico (per esempio: Piazza Banchi, Porta dei Vacca Piazza Fossatello, Porta Soprana…) sarebbero decisamente funzionali per favorire l’accesso e gli spostamenti dei visitatori nel centro storico; inoltre i bar, ristoranti, locali storici, spazi culturali, mostre, gallerie d’arte, botteghe storiche ecc, potrebbero apporre, in bella vista, un simbolo o logo indicativo del percorso in cui sono ubicati. E di notte i percorsi dovrebbero essere adeguatamente illuminati.

Va da sé che la progettazione realizzazione e gestione di tutto quanto  accennato o sintetizzato in queste pagine richiede  un coordinamento strategico e permanente fra le Istituzioni e i vari soggetti- pubblici, privati, misti, ecc.- interessati e/o da coinvolgere (anche a seconda della tipologia e delle finalità di ciascun progetto).

La progettazione deve tener conto, per esempio, dei congressi e fiere e grandi eventi a calendario /prossimi, a medio, a più lungo termine); deve ideare  iniziative collaterali -tematiche e attrattive  (previa individuazione di differenti target)- ai grandi eventi; deve coinvolgere le categorie economiche e le Pro Loco e i GAL e i CIV e consorzi, e sempre comunque mettendo al primo posto la qualità , nelle iniziative da questi soggetti eventualmente organizzate; deve far si che le strutture (banchetti,tendoni, striscioni, ecc.) di fiere e sagre siano di buon livello estetico.

Da ultimo il Il “Decentramento culturale”. E’ importante la valorizzazione ed incentivazione delle attività culturali nelle scuole e nelle biblioteche e nei circoli e realtà associative; è importante la circuitazione di spettacoli di produzione nostrana e il legame con le periferie. Citiamo, per esempio, la produzione in campo lirico sinfonico dell’Opera Giocosa/Teatro Chiabrera di Savona e dell’Orchestra Filarmonica di Sanremo. Si tratta di produzioni che, proprio per la loro caratteristica strutturale possono agevolmente essere diffuse a livello regionale sfruttando ed utilizzando tutta una serie di spazi per la cultura, teatri minori esistenti e sparsi sul territorio(come per esempio il Civico di La Spezia, il Teatro Impavidi di Sarzana, i Teatri di Lerici, Levanto, Chiavari, Camogli ecc.  Vi sono altresì moltissimi auditori che possono ospitare gruppi giovanili, corali, filarmoniche, dove  si può far musica e cantare.

A ponente, oltre alla numerosa presenza di spazi teatrali a Genova (come il Verdi di Sestri Ponente, il Teatro Cargo a Voltri, il Teatro Modena a Sampierdarena,,il Teatro Govi ecc.) da Arenzano sino a Ventimiglia  si può constatare che la presenza di spazi adibiti alla cultura è molto accentuata e però scarsamente utilizzata. Lo stesso dicasi per l’entroterra, dove praticamente- se si fa eccezione per quei due mesi d’estate quando ad animare certe località restano ormai sagre locali o poco altro-per il resto dell’anno generalmente mancano iniziative attrattive e di buon livello. Ebbene: la Regione dovrebbe predisporre un piano di coordinamento -previo censimento di tutti gli spazi esistenti e delle loro condizioni-per organizzare e promuovere in sinergia con i Comuni, un progetto turistico/culturale innovativo a breve e medio termine: si tratta di effettuare il censimento(da tenere poi  sempre aggiornato), sollecitando i Comuni affinchè trasmettano il censimento degli spazi esistenti in territorio comunale, e promuovano un sondaggio per ricevere informazioni su quelle che sarebbero le aspettative in campo culturale. Di conseguenza sarebbe possibile inserire in un progetto  regionale mirato spettacoli di buon livello e attrattività, contribuendo a migliorare l’immagine e la qualità della vita di quei comuni e incrementare le opportunità di quanti operano  nel settore dello spettacolo e del turismo e relativo indotto; le formazioni di spettacolo dovrebbero, per quanto possibile,, autogestirsi in collaborazione stretta con le Pro Loco ed i Comuni ospitanti.

Mario Menini

Elisabetta Zorzi

 

Uno stralcio di questo articolo è stato pubblicato su “Il Secolo XIX” dell’08.06.2021.

 

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